La favola del litio
Pubblicato il report di Transport & Environment che dimostra la possibilità di immettere sul mercato 14 milioni di nuove auto elettriche entro il 2023.
Di fatto ci sarebbero litio e nichel a sufficienza per continuare la transizione elettrica anche senza le materie prime russe.
Il focus di questo studio è la possibilità di accelerare il passaggio dai motori endotermici ai motori elettrici, slegandosi dall’acquisto di petrolio in Russia appunto.
Per quanto mi riguarda, manca sempre una chiarificazione legata al litio.
Un minerale scarso, una ricerca accanita
Il Litio, il nuovo oro bianco presente nelle batterie delle auto elettriche, è un minerale scarso presente in natura in pochi siti: in primis è presente in Sud America, parliamo di Cile, Bolivia e Argentina, e poi in Australia, Cina, Portogallo, Austria, Serbia e Finlandia.
Per essere utilizzato, necessita di attività estrattive, di trasporto e di essere lavorato. Tutto questo ciclo ovviamente comporta una cospicua emissione di CO2.
Sì, il litio, bramato idolo della transizione ecologica, cela in sé, una filiera estremamente nociva all’ambiente.
Il report del 2020 di Roskill segnala inoltre che con l’aumento della domanda di Litio per la produzione di batterie per auto elettriche, l’emissione di CO2 dovuta all’attività estrattiva, al trasporto e alla sua lavorazione, arriverebbe a triplicarsi entro il 2025 e a crescere di un fattore sei entro il 2030.
Ciclo di vita delle auto elettriche
Dai dati appena pubblicati si stima quindi che nel 2025 si potrebbe arrivare a 21 milioni di batterie elettriche, ovvero circa il 50% in più di quanto ora previsto. Questo anche perché molte case automobilistiche hanno già annunciato di voler produrre solamente auto elettriche dismettendo al più presto quella che è la produzione tradizionale di veicoli.
La comunicazione che viene fatta a sostegno di questa transizione riguarda non solo il potenziale green di questi nuovi mezzi, ma anche l’importanza di definire una regolamentazione per potenziare il riciclo.
Non si cita neanche la prima fase del ciclo di vita del prodotto, quella dell’attività estrattiva… ovvero quella che, a tutti gli effetti, è la più critica.
Non vorrei essere fraintesa: investire nell’eco-design dei prodotti in modo da pensare non solo alla produzione iniziale, ma anche alla fase di smaltimento finale di questi è fondamentale. Tuttavia, in questo caso non lo si sta facendo.
Sicuramente allungare il ciclo di vita del prodotto combattendo le politiche di obsolescenza programmata di molti beni elettronici è fondamentale così come cercare di sensibilizzare il modus cogendi sociale legato ai consumi così da limitare le corse all’”ultimo modello”.
Il trasporto pubblico, la vera transizione green
Se davvero vogliamo raggiungere gli obiettivi dell’agenda 2030 legati alle emissioni zero entro il 2050, dobbiamo investire sulla presa di coscienza comune sul tema della sostenibilità ed, eziandio, capire che dal punto di vista dell’energia, il green è un concetto relativo.
La transizione ecologica dei trasporti dovrebbe riguardare in primis il settore pubblico, riuscendo a garantire ai cittadini privati un servizio democratico, efficiente e inclusivo. Solo così molti privati potrebbero rinunciare o almeno limitare l’utilizzo del mezzo privato.
Quindi non parlatemi delle potenziali capacità di produzione di veicoli “green” perché a me spaventano tantissimo 12 milioni di auto elettriche prodotte considerando sia le emissioni di CO2 dovute all’estrazione/lavorazione del litio, sia lo stoccaggio di energia per il funzionamento delle auto, sia il successivo smaltimento delle batterie.