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Lockdown Cina e possibili effetti di un conflitto prolungato

di Marco Falsarella, 11/04/2022

 

Bollettino settimanale

 

I fatti principali

 

  • Russian Railways (le ferrovie di stato russe) sono state dichiarate in default per non aver rispettato la scadenza del 14 marzo per il pagamento degli interessi su un green bond in franchi svizzeri (fonte: Bloomberg);
  • il cancelliere austriaco Nehammer oggi in visita a Mosca per cercare di “gettare ponti per il dialogo” con Putin;
  • Societé Generale ha annunciato di cessare le sue attività in Russia e di procedere con la vendita della sua partecipazione in Rosbank, la quale impatterà negativamente sul suo bilancio per circa 3 miliardi di euro;
  • il viceministro della politica agraria e dell’alimentazione ucraino, Taras Vysotsky, ha affermato che quest’anno è prevista la semina sul 70% delle aree agricole;
  • aumentano le proteste in Peru a seguito del brusco aumento dei prezzi causato dall’inizio del conflitto;
  • Amnesty International e Human Rights Watch (HRW) hanno accusato le forze armate presenti nella regione etiope di Amhara di aver intrapreso una pulizia etnica contro i Tigrini (un gruppo etnico residente nell’area del Corno d’Africa, a nord dell’Etiopia).

 

 

Lockdown prolungato in Cina

 

Quali potrebbero essere le implicazioni a livello globale se il lockdown imposto in molte città della Cina dovesse prolungarsi? Shangai è un centro finanziario, commerciale e logistico di primaria importanza per l’intera Asia: sono presenti alcuni tra i più grandi porti ed aeroporti della Cina e il più grande deposito di container al mondo.

 

Le piccole e medie imprese sono state colpite duramente e lo stesso vale per molti altri produttori locali e stranieri, come Tesla, che hanno dovuto sospendere forzatamente le loro attività, in una Cina che sta mettendo in atto una politica di tolleranza-zero contro il COVID.

 

La Banca Mondiale ha rivisto al ribasso le stime di crescita del PIL cinese, passato dal 5,50% al 5% (nel 2021 era l’8,10%).

 

 

Accordi di pace sempre più lontani

 

Le atrocità commesse dai russi sul territorio ucraino lasciano poco spazio di manovra per la negoziazione di un accordo di pace in tempi brevi. Continuano le difficoltà dell’esercito russo che, secondo fonti ucraine, ha perso circa 19.500 soldati, 725 carri armati e 1.923 mezzi corazzati.

 

La recente ritirata delle forze di Mosca da Kiev è in linea con la revisione degli obiettivi russi. L’invasione ora si sta concentrando ad Est, nella zona del Donbass, con l’obiettivo di conquistare definitivamente Mariupol e le città di Donetsk e Luhansk.

 

Il protrarsi del conflitto continuerà ad inasprire le condizioni economie mondiali. È prevedibile nei prossimi mesi l’ulteriore perdita di potere d’acquisto anche nei paesi non direttamente interessati dalla guerra, aumentando allo stesso tempo le probabilità di una recessione o, come è stata chiamata dall’investment strategist veterano David Roche, di una “war-cession” in cui oltre alla decrescita della produzione e della domanda – che dovrebbe generare un effetto deflattivo sull’economia – continuano ad aumentare i costi alla fonte, prolungando maggiormente la crisi.

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