La settimana nera delle cripto
Fallimenti e nuove minacce (anche in Veneto)
Quella appena trascorsa sarà ricordata a lungo da tutti nel mondo delle criptovalute. Dopo settimane di lenta e inesorabile discesa delle quotazioni di tutte le principali coin, sempre più correlate all’andamento dei mercati finanziari, l’implosione della cripto Luna ha provocato un terremoto che si è allargato a tutte le criptovalute, con discese dei prezzi che hanno superato il 40% in una singola giornata. La volatilità del mondo cripto e la velocità con cui varia il mercato possono offrire grandissime opportunità ma dall’altra parte espongono a notevoli rischi, sia di fallimento dei progetti, come accaduto per Luna, che di investimento in strumenti non del tutto trasparenti.
Quando una stablecoin non è più così stable
Il progetto Terra Luna si componeva di due pilastri: da un lato la stable coin UST e dall’altra la cripto Luna. Il motivo d’essere di una stablecoin è quello di vedere il suo valore ancorato a quello di un’altra entità, spesso il dollaro americano, come nel caso delle principali Tether e USDC e, per l’appunto anche per la stablecoin di Terra. Ma mentre le prime riescono a garantire il peg al dollaro, ovvero il mantenimento costante del cambio, grazie al deposito fisico dell’equivalente in dollari, nel caso di UST l’ancoraggio era garantito da un complesso sistema algoritmico. La discesa del mercato cripto e i primi segnali di disallineamento tra UST e dollaro americano, hanno scatenato un‘ondata di vendite che ha portato la cripto Luna dai quasi 80$ di quotazione di venerdì scorso ai 0,00005$ di oggi, con la sospensione della blockchain nella mattinata di oggi. Stessa sorte quasi raggiunta da UST, che dovrebbe garantire il valore di 1$ e quota nel momento in cui scrivo 0,125$.
Questo evento segna definitivamente la fine delle stablecoin algoritmiche. Il fondatore del progetto Terra Luna, che era arrivata ad essere tra le criptovalute più capitalizzate prima del tracollo, ha confermato che se dovesse ripartire il progetto, lo farebbe tramite l’accantonamento fisico della liquidità, accantonando quindi il peg algoritmico. E’ presto per dire se il progetto sia o meno definitivamente morto, quel che è certo è che le possibilità di ripresa sono molto risicate, vista la perdita totale di fiducia da parte del mercato.
Con l’azzeramento dei valori di Luna, centinaia di migliaia di persone in tutto il mondo hanno visto azzerato anche il loro investimento, rimarcando ancora una volta come le criptovalute siano ancora ben lontane dall’essere un bene rifugio come da molti viene ipotizzato. Ed è stato un duro colpo anche per le altre stablecoin, che hanno visto momentaneamente dissallineato il loro valore rispetto al dollaro, anche se i valori stanno lentamente rientrando nei ranghi.
Quali altri rischi si corrono e come evitarli
L’esplosione delle criptovalute negli ultimi anni ha visto tantissime persone arricchirsi in modo apparentemente semplice. Quello che però non si vede è quante, dietro a queste, abbiano dilapidato ingenti capitali alla ricerca della pepita d’oro, spesso senza mai riuscirci davvero. Ogni giorno nascono nuovi progetti, con gli scopi più disparati. La non tracciabilità della blockchain permette a chiunque di raccogliere denaro e purtroppo, non sempre risultano essere meritevoli d’investimento o, nei peggiori casi, si rivelano delle truffe, utilizzando lo strumento cripto e fantomatici progetti rivoluzionari al solo scopo di raccogliere capitali, salvo poi dissolversi senza possibilità di recupero. Per evitare di cadere in questi scam, è fondamentale come sempre l’informazione. Il consiglio può essere quello di investire solo nei progetti principali, anche se nel caso di Terra Luna questo non è bastato. In secondo luogo, un’attenta analisi del white paper con la spiegazione del progetto, le sue finalità e le modalità di realizzazione dello scopo possono rendere evidenti la sostenibilità o meno della moneta. Come per le aziende, anche le criptovalute possono fallire, ma un conto è un fallimento per motivi esogeni o per incapacità gestorie, diversa è l’ipotesi in cui il progetto fin dall’inizio ha intenzioni poco serie.
Il caso a Treviso
In altri casi, le criptovalute sono solo lo strumento utilizzato per costruire l’investimento. Un esempio evidente è New Financial Technology LTD un’azienda nata a Silea (TV), salita alla ribalta negli ultimi mesi e che vanta un sempre maggior numero di utenti nel trevigiano e nelle provincie limitrofe, arrivando fino al Friuli e alla Lombardia. In questo caso le criptovalute sono lo strumento che genera il profitto riconosciuto su base mensile e fissa al 10% tramite un supposto sistema di arbitraggio sulle criptovalute, ovvero l’acquisto e la vendita fatte sfruttando leggere differenze di prezzo tra i vari exchange. Quello che balza all’occhio, oltre all’entità del rendimento, è il fatto che esso sia garantito in misura fissa. Anche UST garantiva una remunerazione fissa elevata a chi lasciava in deposito i token e purtroppo come appurato in precedenza, non ha avuto un lieto fine. Quanto meno curioso risulta poi il nome scelto, dove l’acronimo di New Financial Technology, NFT per l’appunto, è il medesimo dei ben più noti Non Fungible Token. Sicuramente un’abile mossa di marketing per attrarre investitori, sfruttando la popolarità dello strumento finanziario di nuova generazione.
Il principale campanello d’allarme però è quello relativo alla trasparenza. Ad oggi il sito non risulta più raggiungibile perché in fase di migrazione, da quanto comunicato dalla società agli aderenti, ma anche prima di questo oscuramento, le informazioni fornite erano molto vaghe e lacunose. E’ previsto poi il lancio di una vera e propria criptovaluta per il mese di giugno, emissione atta a raccogliere ulteriori capitali dal mercato. Ma anche in questo caso, il white paper risulta estremamente vago e non spiega nel dettaglio come e perché il suo valore dovrebbe crescere nel tempo, ma soprattutto perché dovrebbe diventare di utilizzo comune.
Rendimenti garantiti elevati, discutibili politiche di marketing, poca trasparenza sulla società e sui relativi progetti.
I campanelli d’allarme ci sono tutti.