I signori delle fossili
Guardian lancia l’allarme: ogni giorno vengono investiti 103 milioni nelle fossili.
Si tratta di 195 progetti in grado di produrre una quantità di gas serra equivalente alle emissioni di un decennio della Cina. I dati inquietanti di Rystad Energy sono stati elaborati dagli analisti di Urgewald, un’organizzazione no profit per l’ambiente e per i diritti umani.
Un altro regalo per l’ambiente da parte delle major del petrolio e del gas a cui, a quanto pare, non tange l’impegno mondiale di contenere la soglia di riscaldamento globale sotto +1.5°.
Stiamo combattendo contro il tempo pur di salvare il pianeta, tra overshoot day sempre più anticipati e catastrofi naturali che si scatenano sempre più frequentemente ovunque, eppure viene ancora concesso ai big delle fossili di investire in progetti suicidi(e sudici) con capacità distruttive elevatissime.
Il dossier
Il giornale inglese Guardian parla di come queste aziende di combustibili fossili stiano pianificando senza interferenze progetti definiti “carbon bombs”. Sì, perché ciascuno di questi piani ha la capacità di produrre almeno un miliardo di tonnellate di emissioni di CO2 nel corso della propria vita, ovvero l’equivalente di circa 18 anni di attuali emissioni globali di CO2.
Citando le fonti presenti nel reportage “Il 60% di questi progetti è già stato avviato e le società contano di investire complessivamente 103 milioni di dollari al giorno per il resto di questo decennio. (…)il Medio Oriente e la Russia spesso attirano l’attenzione riguardo alla produzione futura di gas e petrolio, ma Stati Uniti, Canada e Australia sono fra i Paesi con i maggiori piani di espansione e il più alto numero di bombe al carbonio”.
La natura corrotta dei Nazgul
Questi enormi player che continuano imperterriti a investire nelle fossili, accecati dal dio denaro, mi ricordano delle figure letterarie create dal genio di Talkien.
Nel celebre romanzo Il Signore degli AnellI, l’autore inserisce delle figure inquietanti, ovvero i Nazgul. Erano uomini, anzi grandi re degli uomini a cui vennero dati anelli del Potere da Sauron con la promessa di prestigio, ricchezze e immortalità.
Il tempo li ha trasformati in spettri assetati di potere, in costante ricerca dell’anello, ovvero l’unico anello di Sauron, e vagano senza sosta relegati in un mondo di ombre dove non hanno neanche più la facoltà di parola.
Questo è un memento per ricordare cosa accade agli avari.
Ed è così il destino che io mi immagino per coloro i quali investono ancora nelle fossili, dimenticandosi gli impegno internazionali legati al clima.
Il potere dell’industria delle fossili
I settori del petrolio e del gas, seppur volatili, sono certamente redditizi, soprattutto quando i prezzi sono elevati, come quelli che si registrano da fine febbraio a causa dei fatti di cronaca internazionale.
Parliamo di colossi come ExxonMobil, Shell, BP e Chevron che dal 1990 hanno realizzato quasi 2 trilioni di dollari di profitti.
Un risultato eccezionale dal punto di vista della governance, peccato che, secondo dati di un anno fa, questi players sono colpevoli di oltre 1/3 delle emissioni di gas serra dell’età moderna.
Insomma si tratta di un irriverente schiaffo in piena faccia agli obiettivi della COP26 e all’impegno di tutti gli Stati che l’hanno sottoscritta, oltre che di tutti i comuni mortali interessati alla sopravvivenza del pianeta.
Tuttavia, sono convinta che ci sia una compagnia dell’anello in grado di fermare tutto questo e riportare la pace nella contea terrestre. Basta solo trovare un Frodo di cui fidarsi.