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Flash sui mercati del 21.03.2022

di Marco Falsarella, 21/03/2022

L’escalation sulle materie prime e il ruolo della Cina!

 

I fatti principali

 

  • Saudi Aramco: messa a punto di un piano di investimento da $ 50 miliardi per aumentare la produzione di petrolio in risposta alla crescente domanda e alla necessità di ridurre i prezzi dell’energia;
  • Draghi: annunciato il taglio di 25 centesimi al litro fino al 30 aprile delle accise sulla benzina e sul diesel (https://www.wealthroute.it/news/flash-sui-mercati-del-14-03-2022/);
  • Brent torna a scambiare sopra i $ 110 al barile dopo che l’UE valuta l’adesione assieme agli Stati Uniti dell’embargo sul petrolio Russo;
  • ribelli Houthi lanciano 4 attacchi contro il regno Saudita. Preso di mira anche un impianto di raffinazione di Aramco a Jizan, nel sud del Paese, ponendo maggiori pressioni sul prezzo del petrolio;
  • riprendono le negoziazioni di prestiti obbligazionari federali alla Borsa di Mosca;
  • Joe Biden in partenza verso Bruxelles questo giovedì per valutare le prossime mosse assieme agli alleati Nato, i leaders G7 e leaders UE, mentre per venerdì è atteso un meeting in Polonia per discutere degli sforzi internazionali a supporto dell’Ucraina.

 

 

Verso la terza guerra mondiale?

 

Il presidente Ucraino Volodymyr Zelenskyy ha ribadito alla CNN che è pronto a negoziare con Putin e che è disponibile a scendere a patti, ma ha avvisato inoltre che, se non dovesse riuscire nell’intento diplomatico, il rischio dello scoppio di un conflitto mondiale potrebbe trasformarsi in realtà.

 

L’avanzata dell’esercito russo intanto sta mettendo alle strette il popolo ucraino. Kiev rifiuta la resa di Mariupol e Mosca risponde chiudendo possibili corridoi umanitari nella città. L’obiettivo principale del Cremlino rimane comunque la capitale: alcuni esperti militari hanno espresso preoccupazione sul fatto che l’esercito russo potrebbe ripiegare progressivamente verso strategie d’assedio attorno alla città, mettendo in atto attacchi missilistici più aggressivi per compensare lo stallo nell’avanzata via terra.

 

Nel frattempo le Nazioni Unite hanno dichiarato che un quarto della popolazione Ucraina (attorno alle 10 milioni di persone) è fuggita dalle proprie abitazioni.

 

Il prolungarsi del conflitto potrebbe tradursi in una nuova impennata dei prezzi del petrolio e di altri beni di prima necessità. Dopo aver assistito ad un massimo del Brent il 7 marzo a $ 138,03 e successivamente del WTI l’8 marzo a $ 129,42 i prezzi di entrambi sono scesi nel giro di pochi giorni riportandosi sotto i $ 100. Nel corso dell’ultima settimana hanno poi ripreso a salire portando il Brent a scambiare agli attuali $ 112,44 e il WTI a $ 108,80.

 

Anche l’oro è al centro dell’attenzione dopo che il London Gold Market, il più importante mercato al mondo per la compravendita di lingotti, la settimana scorsa ha imposto il divieto di acquisto delle riserve d’oro russe, che ammontano a 2.300 tonnellate (circa $ 140 miliardi).

 

L’aumento dei prezzi del grano tenero e del mais, di cui l’Italia importa rispettivamente il 64% e il 47%, andrebbero a pesare sul costo finale del pane per quanto riguarda l’import di grano tenero e della carne come conseguenza dell’aumento del costo di produzione di foraggio per gli allevamenti. A detta di ciò, il presidente della Coldiretti Ettore Prandini ha detto: “Per rispondere all’invito dei capi di Stato in Italia siamo pronti a coltivare da quest’anno un milione di ettari aggiuntivi di terreno per produrre 7,5 miliardi di chili in più di mais per gli allevamenti, di grano duro per la pasta e tenero per la panificazione sulla base di contratti di filiera al giusto prezzo necessari per ridurre la dipendenza dall’estero”.

 

Il ruolo della Cina nel conflitto

 

Il rapporto tra Russia e Cina è sempre stato molto intenso e lo si è visto soprattutto nel momento in cui alcuni istituti finanziari russi, dopo esser stati estromessi dal circuito di pagamenti internazionali SWIFT hanno chiesto l’appoggio da parte della Cina. La Russia nel 2021 ha importato prodotti dalla Cina per un valore complessivo di 73 miliardi di dollari (pari a circa un quarto del valore totale delle sue importazioni), mentre le sue esportazioni nello stesso anno sono ammontate per 68 miliardi di dollari (il 14% del totale). Inoltre il Cremlino è il primo fornitore di prodotti petroliferi e legname della Cina.

 

Allo stesso tempo, però, Pechino ha un forte legame anche con la stessa Ucraina, di cui è indubbiamente uno dei partner commerciali più importanti. Il rapporto diretto tra questi due paesi rappresenta all’incirca il 15% del totale degli scambi generati dall’Ucraina a livello globale. Quest’ultima ha aderito inoltre alla nuova via della seta e per questo motivo la Cina sta collaborando attivamente nella costruzione di molte infrastrutture nel paese. A inizio mese, come se non bastasse, il governo cinese ha acquistato la Borsa di Kiev.

 

Dall’altra parte però, i rapporti commerciali più rilevanti li ha con i paesi Europei e con gli Stati Uniti, per cui se Xi Jinping dovesse supportare l’invasione russa potrebbe mettere a repentaglio gli introiti derivanti dai paesi occidentali, andando di conseguenza a rallentare notevolmente la crescita del paese.

 

Il fatto che la Cina sia strategicamente posizionata su più fronti gioca un ruolo fondamentale per i futuri sviluppi del conflitto e potrebbe essere di conseguenza l’unico spiraglio di salvezza per il popolo ucraino e per evitare una possibile escalation a livello mondiale.

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