Flash sui mercati del 07.03.2022
Nessuno spiraglio di accordo ed impennata dei beni energetici.
I fatti principali
La situazione in Ucraina non dà segni di miglioramento:
- Mosca continua la sua avanzata colpendo ieri mattina la città di Mykolaiv;
- aumentano il numero di soldati ammassati vicino a Kiev;
- sono stati reclutati soldati siriani esperti nella guerriglia urbana per rafforzare la presenza nelle città ucraine (dal 2015 la Russia sostiene il leader siriano Bashar al-Assad);
- questa mattina l’esercito russo ha affermato di aver ordinato un “cessate il fuoco” nelle città di Mariupol, Sumy, Kharviv e Kiev, in modo da consentire l’evacuazione dei civili ancora bloccati in queste zone;
- in giornata è atteso il terzo round di trattative, con la speranza di arrivare ad un accordo di pace;
- il primo ministro israeliano Naftali Bennett ha dichiarato che continuerà a mediare tra i due governi, anche se, ora come ora, sembra poco plausibile che Putin sia disposto ad arrestare la propria avanzata;
- il presidente turco Recep Tayyip Erdogan sta continuando a sollecitare la Russia di cessare il fuoco, di aprire dei corridoi umanitari e di dichiarare l’armistizio.
Multinazionali in fuga dalla Russia
Tra le società occidentali che hanno interessi in Russia, Eni ha affermato che intende cedere il 50% delle proprie quote nella joint venture con Gazprom nel gasdotto BlueStream; BP ha deciso di dismettere la partecipazione del 19,75% in Rosneft e la norvegese Equinor di cessare la partnership con quest’ultima, rescindendo anche l’accordo di collaborazione per le esplorazioni in Siberia; TotalEnergies ha annunciato che non apporterà più capitali a nuovi progetti in Russia e Shell uscirà dalla joint venture nel GNL con Gazprom. Nonostante ciò, venerdì 4 marzo, Shell PLC ha deciso di non rispettare l’embargo auto-imposto dall’industria energetica internazionale, acquistando a prezzi scontati circa 100 mila tonnellate metriche di petrolio.
Renault chiude l’impianto di Mosca, mentre Volkswagen interrompe la produzione e le vendite nel paese.
Netflix, KPMG, PWC e American Express tagliano i rapporti con la Russia, seguiti da annunci da parte di altre società incluse Nike, Ikea, Zara e Hermes, che hanno chiuso negozi e uffici o addirittura cessato totalmente le proprie operazioni nel paese. Apple ha annunciato di sospendere la vendita di iPhone e altri prodotti.
Le sanzioni economiche
Nel frattempo aumentano le sanzioni economiche, con gli Stati Uniti e altri alleati europei assieme al Giappone, pronti a tagliare le forniture di petrolio. Attualmente si stanno studiando alternative di approvvigionamento al di fuori della Russia (in particolare dall’Arabia Saudita).
Chiaramente il Cremlino ha il coltello dalla parte del manico per quanto riguarda il rifornimento di gas in Europa, e ciò può mettere in seria difficoltà la crescita e la prosperità dei paesi UE.
Il Brent tocca i $ 139,13 al barile all’apertura dei mercati questa mattina, mentre l’oro torna a superare i $ 2.000, segnalando un aumento dell’incertezza sui prossimi sviluppi a livello geopolitico e una corsa verso beni rifugio. Assieme all’oro, anche altri beni reali come gli immobili fungono da asset alternativi su cui “parcheggiare” i propri risparmi e di conseguenza l’unico bene “sicuro” dove far fruttare i propri soldi.
Con i prezzi del petrolio in aumento, nel giro di qualche giorno potremo assistere a dei rincari significativi ulteriori sui beni di consumo primari, portando l’inflazione a livelli ancor più insostenibili per i governi di tutto il mondo. In uno scenario del genere, l’intervento delle banche centrali per contrastare i prezzi sembra inevitabile, ma allo stesso tempo potrebbe risultare azzardato attuare un inasprimento della politica monetaria che rischierebbe di portare l’economia in recessione.
In questo contesto è di fondamentale importanza che ciascun paese europeo si coordini e collabori per trovare una soluzione comune, cercando di siglare degli accordi strategici con altri paesi con l’obiettivo di contenere l’aumento dei prezzi, altrimenti destinati a salire, onde evitare un deterioramento del proprio potere d’acquisto, e per cercare allo stesso tempo di diversificare le proprie fonti approvvigionamento.
Per il primo trimestre dell’anno possiamo aspettarci un calo delle vendite e degli utili delle società sopracitate (e di quelle che hanno o che avevano a che fare con la Russia) e probabilmente le stime verranno riviste al ribasso e revisionate per l’intero anno. Molti produttori petroliferi europei, nonostante avessero accordi di rilievo con le controparti russe, potrebbero forse uscirne quasi indenni da questa situazione, sfruttando i rincari a proprio favore. Contestualmente anche le varie catene di distribuzione alimentare sono ben posizionate per trarre vantaggio dall’attuale contesto.
Dall’altra parte, la possibilità che la BCE non veda al rialzo i tassi d’interesse entro quest’anno abbassa le stime di crescita per il settore finanziario europeo. Negli ultimi 6 mesi molti titoli del settore bancario avevano visto una ripresa consistente, generando performance considerevoli anche sui mercati finanziari; profitti che sono stati spazzati via nel giro di poche settimane.
La situazione in Russia
Intanto in 56 città russe, comprese Mosca e San Pietroburgo, sono state arrestate più di 4.300 persone a seguito di proteste contro il regime e contro la situazione che si sta venendo a creare all’interno del paese: la svalutazione del rublo sta mettendo in ginocchio la popolazione e le banche rischiano il default a causa di continue corse agli sportelli.
Molti cittadini russi stanno cercando di scappare dal proprio paese o lo hanno già fatto, il che dimostra come Putin stia perdendo il controllo e si stia indebolendo internamente.
Al momento sono stati bloccati i voli in arrivo e in uscita dalla Russia con destinazione nei maggiori aeroporti occidentali, mentre non sono più disponibili biglietti aerei diretti a Istanbul, Yerevan e Belgrado. Un volo per Dubai costa attualmente più di $ 4.000 rispetto ai $ 330 a cui prezzava precedentemente.
L’unica via di uscita rimane quella di raggiungere i confini via terra, spostandosi verso la Finlandia in auto o in treno.
La situazione in Ucraina
Nel frattempo il bilancio delle vittime dichiarate è in costante aumento: sono almeno 364 gli ucraini che hanno perso la vita dall’inizio del conflitto ed almeno 759 i feriti, secondo quanto affermato dalle Nazioni Unite. Ma il numero reale è decisamente più alto. Nella sola regione di Kharkiv i civili uccisi sarebbero oltre due mila.